sabato 2 febbraio 2008

ULTIMO APPUNTAMENTO

Venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 febbraio 2008
una produzione Ce.T.RA in collaborazione con Gioia Corporation
Corpi Celesti
con Tina Femiano e Vincenzo Saggese
Scritto e diretto da Sandro Dionisio

Due anime rievocano un mondo terreno troppo presto abbandonato, mentre nelle loro parole si celebra una ascendenza poetica che da Morante e Pasolini risale fino a Majakovskij e Saffo. In scena due spazi speculari: uno mentale, un cubo bianco, inizialmente oscurato, l’altro un anonimo luogo di sofferenza dove un infermiere nevrotico attende l’arrivo degli alieni, annunciato, come già previsto dai Sumeri, per la notte del dodici dicembre 2012. Mentre vessa un’anziana ricoverata cui è affidato il compito di “dare voce” allo spazio fisico del dolore, l’infermiere organizza un party solitario in onore dei “visitatori”; tra voci di dolore compresse e fatue come un rumore di fondo. Nello spazio mentale, Vega e Iperione evocano i tempi della loro esistenza terrena, mentre il party improvvisato e grottesco, in onore degli alieni, prelude all’epifania dei corpi celesti dei “visitatori”… o meglio a quella delle anime evocate dalla pièce, attraverso due rari filmati di repertorio di cui essi sono protagonisti. Penso a corpi celesti come a un canto di appartenenza, quella dei poeti cui dedico il lavoro (Mariateresa Di Lascia e Antonio Neiwiller) all’universo terreno che hanno illuminato con le loro brevi esistenze e la mia a quel loro sguardo visionario con cui mi hanno indicato la rotta per Itaca.

martedì 29 gennaio 2008

martedì 29 gennaio 2008, ore 21
Taverna Est
In collaborazione con
Galleria Toledo e I Teatrini
SANTA LUCIA DELLA BELLA SPERANZA
regia e drammaturgia di Sara Sole Notarbartolo

Con
Giulio Barbato, Valenzuela Benegas, Ilaria Migliaccio, Valentina Carbonara

Il brefotrofio di “Santa Lucia della Bella Speranza” è in fiamme.
Unici indagati quattro ragazzini dalle facce impaurite e dagli occhi sinceri che continuavano a vivere nell’Istituto anche dopo che questo era stato chiuso.
Negli interrogatori si scopre che avevano taniche di benzina, esplosivi, fiammiferi e le valigie pronte vicino alla porta.
Che in passato, quando ancora c’erano i preti, avevano già manifestato un certo amore per il fuoco.
Che hanno tutte le ragioni per realizzare il loro piano criminale.
Che però, in realtà, molto probabilmente, sono completamente innocenti.

Santa Lucia della Bella Speranza è un progetto che prende vita in Italia e muove i primi passi in Bosnia, a Mostar, all’interno dell’orfanotrofio Egiptian Village, in cui abbiamo avuto la possibilità di incontrare, di guardare negli occhi, i protagonisti della storia che stavamo raccontando.
Lì abbiamo offerto un laboratorio teatrale e in cambio abbiamo avuto la possibilità di scoprire davvero, dal di dentro, come può essere la vita di una comunità di bambini senza genitori.
Siamo rimasti stupiti da tutta la forza di queste piccole persone ed è con questo riferimento costante che abbiamo iniziato a definire la personalità e il possibile vissuto dei quattro orfani di cui stiamo raccontando.
La drammaturgia nata in questa esperienza si è definita e conclusa in testo teatrale in Argentina, nella provincia di Buenos Aires dove altri occhi di altre storie hanno costituito il tassello mancante, l’atto conclusivo.
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Teatro ELICANTROPO

mercoledì 30 gennaio 2008, ore 21
Claudia Puglisi (Palermo)
San Bernardo
scritto e diretto da Claudia Puglisi
PREMIO USTICA 2007
Con Aurelio Ciaperoni, Dario Frasca, Claudia Pugliesi, Diana D’Angelo, Valentina Apollone, Alessandro Claudio Costagliela, Ingegnere: Salvatore Equizzi.


Il testo gioca sulla straordinaria coincidenza per la quale il santo patrono di Corleone, è proprio S. Bernardo (convertitosi dopo avere ucciso diversi uomini, molti dei quali appartenenti alle forze dell'ordine).
La storia racconta gli ultimi giorni che precedono la cattura del boss latitante.
In una casa di campagna un vecchio malato è costretto a letto; di lui si occupano diverse donne. Gli parlano, gli raccontano cosa succede fuori, e attraverso loro ripercorriamo alcuni momenti della vita di quest'uomo. Ma chi è quest'uomo? Sul muro, a sinistra del letto, che ospita il vecchio, dentro una enorme cornice, un cane san bernardo ansima continuamente. Ai due faranno visita alcuni ospiti, chi per offrire il proprio aiuto, chi per sbaglio, chi per interrogare il suo santo su un'importante "questione". Ma le risposte del vecchio saranno incomprensibili, esattamente come quelle del cane (d'altronde cosa potrebbe fare un cane se non abbaiare?), smorfiate dalle donne attraverso l'uso dei celebri "pizzini". Ognuno degli ospiti, che come in processione andranno a fare visita al santo, in fondo non necessita di una vera risposta, ma più che altro di una giustificazione ai propri progetti. Il testo si conclude con la cattura del boss. Restano in sospeso alcuni interrogativi (come l'ipotesi di una soffiata, quindi di un tradimento) e sopratutto resta incerto il futuro di quanti avevano pregato il loro santo nella speranza di una vita migliore.


giovedì 31 gennaio 2008, ore 21
Babilonia Teatri
made in italy
di e con Valeria Raimondi ed Enrico Castellani
coproduzione Operaestate Festival Veneto
PREMIO SCENARIO 2007

Il Nord Est italiano ritratto come fabbrica di pregiudizi, volgarità e ipocrisia; straordinario produttore di luoghi comuni sciorinati come litanie, e di modelli famigliari ispirati al presepe ma pervasi da idoli mediatici, intolleranza, fanatismo. Il made in Italy è un prodotto dozzinale e tragicamente umoristico, raccontato in uno spettacolo apprezzabile per compiutezza, in cui la comicità non è ottenuta dal meccanismo televisivo della barzelletta, ma dalla durata dell’elenco e dalle impercettibili ma fortissime variazioni, grazie a una sensibilità per le virtù e le potenzialità della parola che si fa maestria del contrappunto musicale. Strutture verbali semplici ma efficacissime fanno sbottare il riso e la percezione del non senso, in un lavoro che coniuga sapientemente stilizzazione interpretativa e parossismo gestuale. Con un ritratto spietato delle “sacrosante” manifestazioni del tifo calcistico e delle telecronache enfatiche e patriottarde, normalmente rese impercettibili dalla generale assuefazione. Un lavoro dove si infrangono con sagacia e leggerezza tabù e divieti, per rilanciare anche il teatro oltre gli schemi e i conformismi.
(motivazione della Giuria del Premio Scenario 2007)

domenica 27 gennaio 2008

BALIANI E SOLE


Lunedì 28 gennaio, Accademia delle Belle Arti di Napoli

L’amore buono di Marco Baliani

L’esperienza con i ragazzi di strada di Nairobi attraverso il racconto ed un documento filmico del lavoro, durante l’allestimento dell’omonimo spettacolo La programmazione della terza edizione di Presente>Indicativo, rassegna di Teatro Civile che ‘racconta’ i tempi che viviamo, attraverso il teatro e la cronaca, si ‘sposterà’, per un giorno, lunedì 28 gennaio 2008 alle ore 17.30, negli spazi del Teatro dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, che ospiterà L’amore buono, incontro con Marco Baliani, a cura di Giulio Baffi, in collaborazione con l’Amref e l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Per l’occasione sarà presentato, per la prima volta, un breve docufilm sull’esperienza teatrale dell’artista piemontese con i giovani di Nairobi, durante le fasi di preparazione ed allestimento dell’omonimo spettacolo. L'amore buono nasce da un percorso delineatosi, improvvisazione dopo improvvisazione, prova dopo prova, in uno scambio continuo tra Baliani e i giovani ‘neoattori’. Il suo metodo partecipativo ha costruito uno spettacolo basato sulla vita reale dei ragazzi di strada, attraverso la storia di un riscatto possibile, le voci dei ragazzi e delle ragazze, le loro canzoni hip hop, le loro storie. Baliani porta in scena l’amore degli slum africani: un amore in pericolo, sradicato e dolcissimo. Prova a decodificare i segnali dell'ossessionante presenza dell'Aids, della paura del contagio, dello scarso uso del condom. L'Africa sta morendo perché il virus non trova ostacoli dove la vita è pura sopravvivenza, dove non c'è tempo per amarsi bene. Guidati dalla musica di Mirto Baliani e di Paolo Fresu, i giovani del “Children in need program” di AMREF raccontano rapporti vissuti troppo in fretta, influenzati dalla fame e dalla violenza, dai pregiudizi sull’Aids e sui preservativi, dalla retorica delle campagne di prevenzione e dalla mancanza di riferimenti familiari. I 17 ragazzi e ragazze che Baliani ha coinvolto in questo progetto riescono a veicolare anche la conoscenza, a cui, diversamente, nelle bidonville si ha difficilmente accesso, mettendo in ridicolo, allo stesso tempo, tutti i luoghi comuni che invece la fanno da padrone quando si tratta di parlare della malattia. Ma non si tratta di luoghi comuni o leggende metropolitane diffuse solo tra i ragazzi di strada e i disperati degli slum di Nairobi, come sottolineano gli stessi attori. Intrecciando canzoni di strada, danze, clownerie e scene comiche, in cui i profilattici si trasformano in straordinari strumenti musicali, lo spettacolo restituisce la vita caotica dello slum e la voglia d’amore, il bisogno di costruire un tessuto sociale che le migrazioni dalle campagne alle città hanno spazzato via. L’intento è di trasmettere un messaggio di speranza per decine di migliaia di coetanei in tutto il mondo, i più esposti al contagio dell’Aids. Che i ragazzi e le ragazze di Amore buono siano partiti dagli stessi luoghi comuni è evidente e lo racconta bene lo stesso Baliani nel libro edito da Rizzoli, dallo stesso titolo dello spettacolo. Ma di strada ne hanno fatta tanta. Una strada di conoscenza, innanzitutto, dentro e fuori se stessi. Ed è questa la loro più grande ricchezza, questa e il loro teatro, così come le loro canzoni, talvolta, anche molto dure.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti



Martedì 29 gennaio 2008, Il Pozzo e il Pendolo Teatro

Santa Lucia della Bella Speranza di Sara Sole Notarbartolo

In scena una storia nata da una grande esperienza di vita, che racchiude e porta avanti con se la sincerità e la forza ineluttabile della vita stessa E’ programmato per martedì 29 gennaio 2008 alle ore 21.00 l’ultimo appuntamento negli spazi de Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli della terza edizione di Presente>Indicativo, che, da mercoledì 30 gennaio, proseguirà al Teatro Elicantropo. Presentato da Taverna Est in collaborazione con Galleria Toledo e I Teatrini, sarà in scena lo spettacolo Santa Lucia della Bella Speranza, scritto e diretto da Sara Sole Notarbartolo, con Giulio Barbato, Valenzuela Benegas, Ilaria Migliaccio, Valentina Carbonara. Il disegno luci è a cura di Marcello Falco, le scene di El Pampa, le musiche originali eseguite dalla Orchestra degli orfani di Santa Lucia. Una legge dello Stato (la 149 del 2001) stabilisce, al 31 dicembre 2007, la chiusura di tutti gli istituti di accoglienza per minori o la loro riconversione in casa famiglia. Oggi ci sono in Italia circa 200 istituti, con dentro oltre 2.600 minori. Non si tratta semplicemente di orfani, ma di bambini che, per i motivi più diversi, non possono vivere con i genitori e che, difficilmente, entrano nelle liste di adottabilità. Sono afgani, albanesi, marocchini, rumeni, moldavi, nigeriani, camerunensi, etiopi, italiani, di età compresa fra i sei e i diciotto anni, sottratti a contesti di ordinaria povertà, morale e materiale, e qualcuno alla camorra. Santa Lucia della Bella Speranza è un progetto che prende vita in Italia e muove i primi passi in Bosnia, a Mostar, all’interno dell’orfanotrofio Egiptian Village, in cui il gruppo di lavoro ha avuto la possibilità di incontrare, di guardare negli occhi, i protagonisti della storia che s’andava raccontando. E’ stato offerto loro un laboratorio teatrale in cambio della possibilità di scoprire davvero, profondamente, come può essere la vita di una comunità di bambini senza genitori. “Siamo rimasti stupiti – spiega Sara Sole - da tutta la forza di queste piccole persone. Ed è con questo riferimento costante che abbiamo iniziato a definire la personalità e il possibile vissuto dei quattro orfani di cui stiamo raccontando. Il risultato di quest’esperienza si è definito, come testo teatrale, in Argentina, nella provincia di Buenos Aires, dove altri occhi di altre storie hanno costituito il tassello mancante, l’atto conclusivo”. Oggi la drammaturgia contemporanea torna ad essere realmente contemporanea, e la cronaca, attraverso il teatro civile, diviene nuovamente racconto, si lascia ascoltare, diventa affascinante, fa riflettere. Il lavoro di Santa Lucia della Bella Speranza è basato su una drammaturgia della materia, che cerca nell’attualità la poesia necessaria a rendere la realtà un elemento teatrale, scientificamente affascinante e rappresentabile. Uno scrupoloso lavoro sui corpi e sulla memoria, sulle nostre storie e sulle storie che sono possibili. La scommessa è quella di riuscire a portare la ‘ricerca’ ad uno standard di fruibilità tale che consenta al teatro di tornare ad essere, realmente, un mezzo di comunicazione. Perché il teatro sia sempre meno un’arte per pochi, per la storia che racchiude e porta avanti, con la sincerità e la forza ineluttabile della vita.

Napoli, Teatro Il Pozzo e il Pendolo – Info tel 0815422088

venerdì 25 gennaio 2008

DUE APPUNTAMENTI PER IL WEEK END

venerdì 25 gennaio 2008, ore 21
VIRUS TEATRALI
FRAT E' ‘E SANG
testo, regia e spazio scenico di Giovanni Meola
con LUIGI CREDENDINO, PIO DEL PRETE, ENRICO OTTAVIANO

La Napoli che cambia,la Napoli che non cambia mai.
31 Dicembre 1999 :
in strada c'è la 'munnezza',in cielo il sole che batte e un militare torna dai Balcani,malato,in cerca di affetto e sostegno dai propri fratelli.
Tre fratelli diversi,poco fratelli in tutto,compreso i ricordi,come se il sole avesse liquefatto il sangue che li lega.
Tre fratelli che non si vedono da anni...

Storia familiare in cui la diversità dei personaggi è lo sfondo sul quale si basano spesso le relazioni familiari nella vita ; persone che non solo non si assomigliano per niente, ma che non si trovano neppure lontanamente simpatiche.
E allo stesso tempo, una fratellanza che sprizza appartenenza alla città, alla Napoli dai tanti volti, che racconta di momenti significativi del suo humus e della sua storia più recente. Una fratellanza di esseri in cattività coatta.


sabato 26 e domenica 27 gennaio 2008, ore 21
UNA MAGIA MI HA PORTATO QUI
di Giuliana Pisano
con Daria D’Antonio, Salvatore D’Onofrio, Antonio Marfella
regia di Giuliana Pisano

A trent’anni della legge Basaglia, che sancisce la chiusura dei manicomi in Italia, come e dove vivono coloro che sono affetti da malattia mentale? Quali sono i disagi e le difficoltà che le loro famiglie devono affrontare?
Ispirandomi alla trama di un racconto di G. G.Marquez, che scrisse Sono venuta solo per telefonare ambientandolo in un manicomio spagnolo qualche anno prima della loro chiusura, ho spostato la vicenda in Italia dopo la promulgazione della legge 180.
Caterina, una donna gelosa e sempre in cerca del marito Antonio, mago di fama internazionale, perennemente in giro per il mondo, scompare in circostanze poco chiare. Antonio, che la attendeva in una tappa della sua tournee, non vedendola arrivare né chiamare per diverso tempo, pensa ad un ennesimo capriccio, o ad un altro scherzo della sua tanto amata Caterina. Stufo del comportamento infantile ed asfissiante della moglie decide , per dispetto, di non cercarla. Fino a quando, quelli dell’assicurazione dell’auto non lo chiamano perché la polizza è scaduta.
Comincia, allora, a cercarla e le sue ricerche lo conducono ad una isolata casa di riposo gestita da un dottore amante della bella vita e dalla sua fida Ercolina.

giovedì 24 gennaio 2008

Incontro con Marco Marchese


TEATRO IL POZZO E IL PENDOLO

giovedì 24 gennaio 2008, ore 21
Un capitolo della mia vita
Conchita Sannino incontra Marco Marchese
Con la partecipazione di Antonello Cossia

Quando, nel '94, Marco è entrato nell'istituto religioso di Favara non poteva passare inosservato. Aveva appena dodici anni, capelli neri e grandi occhi verdi, era introverso e sensibile, più fragile degli altri seminaristi.
In quei corridoi lunghi e freddi e in quelle stanzette da dividere con altri seminaristi, il piccolo Marcuzzo si sente solo ed è quindi facile per lui affezionarsi ad un giovane diacono che da li a poco sarebbe diventato prete con il nome di Don Bruno.
Ma per Marco quell’incontro rappresenta l’inizio del suo percorso di dolore.
Don Bruno gli ripeteva "Non devi parlarne con nessuno", "il nostro è un rapporto unico, non è peccato e quindi non lo devi neanche confessare".
L’inizio di quegli abusi portarono Marco a soffrire di terribili coliche che nessun medicinale, nessun medico, riuscivano a guarire. Non riusciva a dormire e aveva frequenti attacchi d'asma.
Marco racconta che tutti i malesseri sono scomparsi quando scappò dal seminario e trovò il coraggio di denunciare tutto al padre rettore, al suo parroco e al vescovo. Quelle denunce però servirono solo a lenire i sintomi psicosomatici. Non fu preso alcun provvedimento nei confronti di don Bruno. Dopo il persistente silenzio della chiesa e delle sue gerarchie, Marco trovò finalmente il coraggio di parlare con i suoi genitori ed, insieme, denunciarono gli abusi alla magistratura. Nella sentenza di condanna, emessa dal giudice, al sacerdote sono state concesse le attenuanti generiche. Marco nel dolore ha trovato la forza di laurearsi in psicologia e di fondare un'associazione che si occupa delle violenze subite daii minori.


a seguire
sguardi sbarrati
video OMAGGIO DI MARIO BIANCHI

mercoledì 23 gennaio 2008

SECONDO APPUNTAM;ENTO

mercoledì 23 gennaio 2008, ore 21
DISTILLERIA TEATRALE CECAFUMO (Firenze)
CONGOTRAIL ballata nera semiseria
di e con Roberto Caccavo
L'idea di questo spettacolo prende corpo nel settembre del 2005 dall'incontro con Joseph, avvocato congolese da qualche anno a Firenze. Joseph è africano, nato fuori città, nella foresta, dalla quale si è presto allontanato. Ha vissuto sulla sua pelle il dramma della dittatura con l'assassinio del padre, ucciso davanti a lui e ai fratelli. Nelle sue parole ho letto l'immagine di un'umanità ferita. La sua sensibilità, la sua razionalità, la sua memoria sono l'inchiostro per il primo studio di testo.
Un attore che prova a suonare la chitarra, due musicisti, quelli veri, percussioni e violoncello (o forse contrabbasso): l'attore narra in modo personale le vicende di un ragazzino "cresciuto in una notte"; lo fa partendo dal proprio vissuto, dai propri ricordi per creare relazioni con ciò che andrà a vivere in prima persona.
Lo spettacolo non vuole parlare d'Africa, lo fa, ma senza dichiararlo nei suoi intenti. Il testo nasce come esigenza di comunicare un incontro e un'esperienza, non vuole rispolverare la storia con le sue magagne; tuttavia quest'ultima ci entra e inevitabilmente se ne afferra qualche pezzo.
Lo spettacolo parla
di incontri,
di scontri,
di reincontri,
di solitudini viste da di dentro e da di fuori,
di cani-uomini e uomini-cani,
di riscatti
dell'uomo.
La veste è alquanto semiseria senza disdegnare il tragico.

lunedì 21 gennaio 2008

PRIMO APPUNTAMENTO

Teatro Il Pozzo e il Pendolo

martedì 22 gennaio 2008, ore 21
RACCONTI PER I RAGAZZI DI NISIDA
di autori vari
con Daria D’Antonio e Giovanna Facciolo
A cura di Mario Gelardi e Conchita Sannino

Qualche tempo fa, l’istituto minorile di Nisida chiese ad alcuni autori di scrivere dei racconti per i loro ragazzi.
Ne è nato un piccolo libro, fatto di storie e sensazioni che attraverso un reading teatrale, diventa un modo per confrontarsi con la realtà del carcere minorile.
Tra gli ospiti della serata Ornella della Libera e Andrea Valente, entrambi autori di due dei racconti della raccolta.
Inoltre gli insegnanti di Nisida, presenteranno alcuni lavori che i ragazzi hanno fatto proprio sul libro.

Entrata gratuita

> TEATRO IL POZZO E IL PENDOLO
piazza San Domenico Maggiore, 3 - Napoli
tel: 081.5422088