domenica 27 gennaio 2008

BALIANI E SOLE


Lunedì 28 gennaio, Accademia delle Belle Arti di Napoli

L’amore buono di Marco Baliani

L’esperienza con i ragazzi di strada di Nairobi attraverso il racconto ed un documento filmico del lavoro, durante l’allestimento dell’omonimo spettacolo La programmazione della terza edizione di Presente>Indicativo, rassegna di Teatro Civile che ‘racconta’ i tempi che viviamo, attraverso il teatro e la cronaca, si ‘sposterà’, per un giorno, lunedì 28 gennaio 2008 alle ore 17.30, negli spazi del Teatro dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, che ospiterà L’amore buono, incontro con Marco Baliani, a cura di Giulio Baffi, in collaborazione con l’Amref e l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Per l’occasione sarà presentato, per la prima volta, un breve docufilm sull’esperienza teatrale dell’artista piemontese con i giovani di Nairobi, durante le fasi di preparazione ed allestimento dell’omonimo spettacolo. L'amore buono nasce da un percorso delineatosi, improvvisazione dopo improvvisazione, prova dopo prova, in uno scambio continuo tra Baliani e i giovani ‘neoattori’. Il suo metodo partecipativo ha costruito uno spettacolo basato sulla vita reale dei ragazzi di strada, attraverso la storia di un riscatto possibile, le voci dei ragazzi e delle ragazze, le loro canzoni hip hop, le loro storie. Baliani porta in scena l’amore degli slum africani: un amore in pericolo, sradicato e dolcissimo. Prova a decodificare i segnali dell'ossessionante presenza dell'Aids, della paura del contagio, dello scarso uso del condom. L'Africa sta morendo perché il virus non trova ostacoli dove la vita è pura sopravvivenza, dove non c'è tempo per amarsi bene. Guidati dalla musica di Mirto Baliani e di Paolo Fresu, i giovani del “Children in need program” di AMREF raccontano rapporti vissuti troppo in fretta, influenzati dalla fame e dalla violenza, dai pregiudizi sull’Aids e sui preservativi, dalla retorica delle campagne di prevenzione e dalla mancanza di riferimenti familiari. I 17 ragazzi e ragazze che Baliani ha coinvolto in questo progetto riescono a veicolare anche la conoscenza, a cui, diversamente, nelle bidonville si ha difficilmente accesso, mettendo in ridicolo, allo stesso tempo, tutti i luoghi comuni che invece la fanno da padrone quando si tratta di parlare della malattia. Ma non si tratta di luoghi comuni o leggende metropolitane diffuse solo tra i ragazzi di strada e i disperati degli slum di Nairobi, come sottolineano gli stessi attori. Intrecciando canzoni di strada, danze, clownerie e scene comiche, in cui i profilattici si trasformano in straordinari strumenti musicali, lo spettacolo restituisce la vita caotica dello slum e la voglia d’amore, il bisogno di costruire un tessuto sociale che le migrazioni dalle campagne alle città hanno spazzato via. L’intento è di trasmettere un messaggio di speranza per decine di migliaia di coetanei in tutto il mondo, i più esposti al contagio dell’Aids. Che i ragazzi e le ragazze di Amore buono siano partiti dagli stessi luoghi comuni è evidente e lo racconta bene lo stesso Baliani nel libro edito da Rizzoli, dallo stesso titolo dello spettacolo. Ma di strada ne hanno fatta tanta. Una strada di conoscenza, innanzitutto, dentro e fuori se stessi. Ed è questa la loro più grande ricchezza, questa e il loro teatro, così come le loro canzoni, talvolta, anche molto dure.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti



Martedì 29 gennaio 2008, Il Pozzo e il Pendolo Teatro

Santa Lucia della Bella Speranza di Sara Sole Notarbartolo

In scena una storia nata da una grande esperienza di vita, che racchiude e porta avanti con se la sincerità e la forza ineluttabile della vita stessa E’ programmato per martedì 29 gennaio 2008 alle ore 21.00 l’ultimo appuntamento negli spazi de Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli della terza edizione di Presente>Indicativo, che, da mercoledì 30 gennaio, proseguirà al Teatro Elicantropo. Presentato da Taverna Est in collaborazione con Galleria Toledo e I Teatrini, sarà in scena lo spettacolo Santa Lucia della Bella Speranza, scritto e diretto da Sara Sole Notarbartolo, con Giulio Barbato, Valenzuela Benegas, Ilaria Migliaccio, Valentina Carbonara. Il disegno luci è a cura di Marcello Falco, le scene di El Pampa, le musiche originali eseguite dalla Orchestra degli orfani di Santa Lucia. Una legge dello Stato (la 149 del 2001) stabilisce, al 31 dicembre 2007, la chiusura di tutti gli istituti di accoglienza per minori o la loro riconversione in casa famiglia. Oggi ci sono in Italia circa 200 istituti, con dentro oltre 2.600 minori. Non si tratta semplicemente di orfani, ma di bambini che, per i motivi più diversi, non possono vivere con i genitori e che, difficilmente, entrano nelle liste di adottabilità. Sono afgani, albanesi, marocchini, rumeni, moldavi, nigeriani, camerunensi, etiopi, italiani, di età compresa fra i sei e i diciotto anni, sottratti a contesti di ordinaria povertà, morale e materiale, e qualcuno alla camorra. Santa Lucia della Bella Speranza è un progetto che prende vita in Italia e muove i primi passi in Bosnia, a Mostar, all’interno dell’orfanotrofio Egiptian Village, in cui il gruppo di lavoro ha avuto la possibilità di incontrare, di guardare negli occhi, i protagonisti della storia che s’andava raccontando. E’ stato offerto loro un laboratorio teatrale in cambio della possibilità di scoprire davvero, profondamente, come può essere la vita di una comunità di bambini senza genitori. “Siamo rimasti stupiti – spiega Sara Sole - da tutta la forza di queste piccole persone. Ed è con questo riferimento costante che abbiamo iniziato a definire la personalità e il possibile vissuto dei quattro orfani di cui stiamo raccontando. Il risultato di quest’esperienza si è definito, come testo teatrale, in Argentina, nella provincia di Buenos Aires, dove altri occhi di altre storie hanno costituito il tassello mancante, l’atto conclusivo”. Oggi la drammaturgia contemporanea torna ad essere realmente contemporanea, e la cronaca, attraverso il teatro civile, diviene nuovamente racconto, si lascia ascoltare, diventa affascinante, fa riflettere. Il lavoro di Santa Lucia della Bella Speranza è basato su una drammaturgia della materia, che cerca nell’attualità la poesia necessaria a rendere la realtà un elemento teatrale, scientificamente affascinante e rappresentabile. Uno scrupoloso lavoro sui corpi e sulla memoria, sulle nostre storie e sulle storie che sono possibili. La scommessa è quella di riuscire a portare la ‘ricerca’ ad uno standard di fruibilità tale che consenta al teatro di tornare ad essere, realmente, un mezzo di comunicazione. Perché il teatro sia sempre meno un’arte per pochi, per la storia che racchiude e porta avanti, con la sincerità e la forza ineluttabile della vita.

Napoli, Teatro Il Pozzo e il Pendolo – Info tel 0815422088

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